Un lampo di luce, un’esplosione, frammenti di plastica e metallo che cadono. A molti che guardano verso il cielo vengono in mente le immagini di almeno due disastri del passato. Lo shuttle dello S.W.O.R.D. è esploso in volo e nessuno può essere sopravvissuto… o no?

 

 

 

N° 69

 

STELLE CADENTI

 

Di Carlo Monni (con un piccolo contributo di Fabio Volino)

 

 

1.

 

 

            Sono passati solo minuti, quanto basta perché buona parte del personale del Kennedy Space Center si precipiti all’aperto. Tra gli osservatori uno si congratula con se stesso per l’ottimo lavoro svolto nel sabotare la navetta. Quell’intrigante Abigail Brand e gli altri seccatori sono stati sistemati alla perfezione. Peccato che il cristallo di cavorite sia andato perduto ma tanto non era essenziale, la cosa veramente importante è che non sia nelle mani dei terrestri. Sul Pianeta Madre saranno soddisfatti.

 

            Quando la donna entra nella stanza riceve solo occhiate ostili. Comprensibile visto il contesto, pensa lei: dopotutto non solo lei è bianca ma tiene pure appuntato sul bavero del giubbotto il distintivo dorato da detective del Dipartimento di Polizia di New York. Bianca, poliziotta e pure donna… una combinazione di fattori che non può che attrarre ostilità nella sede di un partito che predica la supremazia della razza nera su quella bianca. Il fatto che con lei ci sono un altro bianco che col suo bel vestito e l’aria seria è come se avesse praticamente scritto in fronte: Agente federale”, anche senza distintivi, non migliora le cose… e che siano in compagnia di un detective nero forse le peggiora addirittura.

            Da questi qui non riusciremo nemmeno a farci dire che ora è, pensa Stacy Dolan avanzando nella stanza. In effetti nessuno parla almeno finché uno di presenti non si rivolge al detective di colore:

-Ma guarda chi c’è qui: “Zio Tom” Snider. Fai da guardia del corpo ai tuoi padroni visi pallidi?-

            Il detective si muove rapido verso di lui e lo afferra per il bavero sollevandolo dalla sedia in cui si trova e dicendo:

-Il mio nome è Louis ma per te sono il Sergente Snider, chiaro, idiota?-

            Lo lascia andare e l’altro ricade pesantemente sulla sedia mentre Snider aggiunge:

-E ora chiama pure in causa la brutalità della Polizia.-

-Non ci impressioni Snider.- interviene quello che sembra il leader del gruppo -Tu ed i tuoi amici non siete i benvenuti qui, dite quel che avete da dire e andatevene… anzi: andatevene subito.-

-Terrell… puoi darti le arie da leader politico ma per me sarai sempre un teppista.-

-Il mio nome è Malik Hassan.-

-Certo… come no.-

            Il giovanotto dai capelli castani e gli occhiali si schiarisce la gola e parla:

-Scusate… non c’è bisogno di discutere: noi cerchiamo solo collaborazione. Vogliamo scoprire chi ha fatto assassinare il senatore Kamal Rakim.-

-Il traditore Kamal Rakim ha avuto quel che si meritava e voi bianchi avete assassinato il suo giustiziere per vendetta.- dice uno dei presenti.-

-È un’ammissione di colpa?- interviene Snider -Mi fate venire la tentazione di chiudere questo posto.-

-Non potete.- replica quello che ha detto di chiamarsi Malik Hassan -Siamo protetti dal Primo Emendamento.-

-Solo finché certe cose vi limitate a dirle e non a farle.- ribatte Stacy Dolan -Avete la libertà di parola, non di omicidio. Dico bene Agente McElroy?-

-Dice benissimo Detective Dolan.-

-Noi non abbiamo ucciso nessuno e nemmeno abbiamo ordinato ad un nostro fratello di farlo.- ribatte Hassan.

-Mi fa piacere sentirlo... spero che sia vero… per voi.- commenta Snider.

-Ora andatevene. Non siete graditi qui, ve l’abbiamo già detto mi pare.-

-Potreste lasciarci la puttana bianca, però…- aggiunge quello che aveva parlato per primo -Noi sapremmo farla divertire più del federale che scommetto che se la sco…-

            Non finisce la frase. L’agente dell’F.B.I. James McElroy gli sferra un diretto al mento che lo manda a gambe all’aria.

-Scusate, mi è scappato.- si giustifica -Non sopporto i maleducati. Ora potrete parlare anche della brutalità federale oltre che di quella della Polizia locale.-

            Se gli sguardi potessero uccidere, i tre sarebbero già morti invece guadagnano l’uscita senza altri atti di ostilità verbale o fisica.

            Una volta fuori Stacy si rivolge a McElroy:

-Quello che ha fatto è stato sciocco e non necessario: è da tanto che non vengo ferita dalle parole…ma… grazie.-

            Lui sorride massaggiandosi le nocche e replica:

-Come ho detto, è stato più forte di me: mio nonno mi ha insegnato a difendere sempre l’onore delle signore.-

            Stacy Ride.

-Un cavaliere.- commenta divertita -Un cavaliere dalla scintillante armatura. Mia madre ha sempre sognato che ne incontrassi uno.-

-E non le è mai capitato sinora?-

-La cosa più vicina è stato un motociclista… e invece dell’armatura aveva un giubbotto di pelle… con le borchie.-

-E com’è andata?-

-Preferisco non parlarne.- replica Stacy facendosi improvvisamente cupa.

-Se voi due avete finito di scambiarvi convenevoli…- interviene Snider -… che ne dite di pensare alle prossime mosse?-

-A me sta bene.- commenta Stacy.

-Anche a me.- aggiunge McElroy -Andiamo al Distretto?-

-Che ne dite se invece andiamo in quel diner e ci facciamo un Milk Shake per rifarci la bocca dopo il fiele preso là dentro… e magari ne approfittiamo per tener d’occhio anche i nostri amici supremazsti neri per vedere se la nostra visita ha smosso qualcosa?- suggerisce Stacy.

-Ci sto.- approva Snider -Ma io prendo un hamburger.-

-E io offro: il fondo spese dello Zio Sam è più elevato di quello della Polizia di New York.-

            Si muovono verso il locale apparentemente ignari di essere osservati.

 

            Falcon vola pattugliando Harlem dall’alto accompagnato dal suo fedele falco Redwing quando l’acuto grido dell’animale attira la sua attenzione.

-Cosa c’è Redwing?- chiede come se il falco potesse davvero rispondergli e forse in qualche modo lo fa.

            Il suono di una sventagliata di proiettili indica al supereroe la strada da seguire.

-Andiamo Redwing.- esclama Falcon -Pare che la nostra solita dose di guai ci stia aspettando, tanto per cambiare.-

 

 

2.

 

 

            A Cape Canaveral la notizia dell’esplosione della navetta dello S.W.O.R.D. non è presa bene. Non era uno dei loro voli ma è accaduto nei loro cieli e proprio durante un’ispezione.

            Il Generale Bridges si chiede perché doveva accadere oggi che è ritornato dopo anni da che aveva lasciato l’incarico di comandante della base. Bei tempi quelli pensa… o forse il fatto che se li ricordi così è la classica sindrome da nostalgia? Dopotutto all’epoca sabotaggi e attacchi alieni sembravano accadere continuamente. Diavolo, avevano perfino una spia aliena tra loro senza nemmeno sospettarlo.[1]

-Si sa niente?- chiede a uno dei suoi sottoposti.

-Nulla signore. Stanno ancora cercando i cadaveri ma se sono stati vaporizzati nell’esplosione o sono finiti in mare potremmo non ritrovarli mai.-

-Fate l’impossibile. Una delle donne a bordo di quello shuttle è una mia cara amica e non intendo essere io a dire a suo marito che non potrà farle nemmeno il funerale, sono stato chiaro?-

            Senza aspettare risposta Bridges esce all’aperto. È passato parecchio tempo da quando lui e Carol si erano visti l’ultima volta e lui non ha fatto nemmeno a tempo a salutarla prima che… che accadesse questo. Non è giusto, pensa, i vecchi come me sopravvivono e i giovani come Carol Danvers muoiono.

            Vede un uomo e una donna venire verso di lui e riconoscendoli li saluta:

-Mr. Robinson… Tenente Petrie… in circostanze diverse direi che sono lieto di rivedervi.-

-La capisco signore.- risponde Salia Petrie facendo istintivamente il saluto militare -Anch’io la vedo allo stesso modo. Comunque non sono più nell’Aviazione, ora lavoro direttamente per la NASA e se vuole può chiamarmi semplicemente Salia.-

-Bah…- Bridges esita, poi chiede -Non possono esserci sopravvissuti vero?-

-Non credo, signore… certo non si può essere sicuri di niente: io stessa avrei dovuto essere morta nell’esplosione di uno shuttle e invece eccomi qui. Talvolta mi chiedo se non sto vivendo una vita presa a prestito.-

-Danvers è sopravvissuta a tanti pericoli in passato, forse ce l’ha fatta anche stavolta.-

-Io… lo spero generale.-

-Lei prega, Tenente?- chiede improvvisamente Bridges a Salia.

-Io? Non molto spesso signore.-

-Provi a farlo, allora. Dovremmo farlo tutti. Magari funzionerà.-

 

In seguito Stacy Dolan penserà che è stato come trovarsi dentro al set di un film di gangsters anni 30: un’auto nera che arriva rombando da un angolo, mitra che spuntano dai finestrini e una sventagliata di proiettili diretti contro la vetrina del locale dove si trovano loro. La differenza sta nel modello moderno dell’auto, in quello ultramoderno dei mitragliatori… e naturalmente nel fatto che i proiettili sono veri ed il bersaglio sono lei ed i suoi amici.

            L’istinto allenato del veterano ha fatto sì che il Sergente Lou Snider si accorgesse del pericolo prima degli altri e gridasse:

-Giù!-

            Stacy e James McElroy obbediscono d’stinto e si abbassano giusto un attimo prima che una grandinata di proiettili polverizzi la vetrina facendo piovere su di loro miriadi di minuscoli frammenti di vetro. Altri clienti del diner non sono così fortunati.

            Non appena la pioggia di proiettili cessa, i due poliziotti e l’agente dell’F.B.I. si precipitano all’aperto e sparano senza esito contro l’auto in fuga.

-Maledizione… è troppo lontana ormai.- esclama Stacy.-

-Per noi, forse…- replica Snider -… ma non per lui.-

            Un falco si butta contro il cruscotto dell’auto che sbanda e finisce contro un lampione. Mentre gli uomini all’interno, quattro in tutto, escono dalla vettura, ecco calare dall’alto la figura in costume bianco e rosso di Falcon.

-Serve aiuto?- chiede sarcastico.

            Per tutta risposta gli uomini gli sparano ma lui si è già levato in volo evitando i colpi per poi tornare giù e stenderne un paio con altrettanti calci. Non si accorge che un altro lo sta prendendo di mira ma il suo fedele Redwing interviene puntando ai suoi occhi.

            Falcon si volta di scatto e sferra un pugno all’aggressore.

-Sei davvero un tipo ostile, sai?- gli dice.

            Il quarto cerca di fuggire ma si trova puntate contro le pistole dei tre tutori dell’Ordine.

-Dammi il pretesto per spararti almeno in un ginocchio.- gli dice Stacy con tono irato.

            L’uomo non parla ma solleva le mani sopra la testa. Snider gli prende i polsi e lo ammanetta dietro la schiena mentre gli recita i suoi diritti, poi tutti e tre procedono a fare altrettanto con gli altri tre assalitori.

-Lou Snider.- esclama Falcon -Alla tua età trovi sempre il modo di metterti nei guai.-

-È per questo che sono ancora sergente e non capitano.- ribatte il poliziotto nero.

-Credevo che fosse perché sei un detective troppo bravo per privarsi di te.-

-Ecco, rigira pure il coltello nella piaga.-

-Non mi presenti i tuoi colleghi?-

-Oh certo… che maleducato: il Detective Stacy Dolan della Omicidi e l’Agente Speciale James McElroy dell’F.B.I.-

-Che terzetto.- commenta Falcon -Dovete aver pestato piedi molto grossi.-

-Stavamo indagando sulla morte del senatore Kamal Rakim.- spiega McElroy.

-Sul serio? Me ne sto interessando anch’io. Credete che sia per questo che hanno cercato di uccidervi?-

-Non lo posso escludere.- risponde Stacy -Questi però, sono bianchi e l’uccisore di Rakim era un nero. Forse era solo un altro attacco razzista. C’è molta tensione in giro e…-

            Non finisce di parlare: un’esplosione scuote l’aria. Basta un attimo per rendersi conto che la sede del partito della supremazia nera è appena saltata in aria.

 

            La notizia dell’attentato si diffonde rapidamente e rende ancora più tesa una situazione già difficile. Per le strade di Harlem si formano i primi cortei spontanei e gli agenti del distretto locale faticano a tenerli sotto controllo.

-Magnifico.- dice ad alta voce un uomo spegnendo un televisore a cui stava seguendo un notiziario -Sta andando tutto esattamente come previsto.-

            Con un sorriso soddisfatto, l’uomo apre un armadio e ne trae la divisa da Serpente Supremo.

 

 

3.

 

 

            Belinda Scott entra nell’ufficio del responsabile dei notiziari della WFSK chiedendosi perché è stata convocata.

-Ho deciso di affidarti la copertura dell’omicidio del senatore Rakim e dei disordini che ne sono seguiti.- le dice lui.

-Perché io?- chiede la bionda reporter -Non credo di essere adatta per Harlem, spiccherei come una mosca nel latte.-

-Bella metafora. Parliamoci chiaro: sei la migliore reporter che abbiamo, hai già studiato la situazione per i servizi sui candidati al Congresso ed hai un buon feeling con uno di loro, Sam Wilson. Tutti vantaggi per noi in questo momento. Dobbiamo arrivare prima dei concorrenti, quindi muovi le tue belle chiappe e vai a Harlem alla svelta. Non sei contenta di tornare sul campo?-

-Contentissima.- replica, sarcastica, la ragazza -Vado.-

            In fondo Peter non ha torto: è una buona occasione per lei e dopotutto non le dispiace nemmeno avere un’opportunità di rivedere Sam Wilson.

 

            L’ultima volta che Stacy Dolan ha indossato l’alta uniforme è stato in occasione della cerimonia del giuramento all’Accademia di Polizia, poi è finita in naftalina, dove è stata raggiunta da quella ordinaria quando lei è stata promossa detective. Questa è una buona occasione di tirarla fuori, però: la cerimonia di inaugurazione del nuovo Capo del Dipartimento, Marcus Stone, un uomo retto, proprio quello che ci voleva.

            Terminata la cerimonia Stacy riceve una convocazione nell’ufficio di Stone, quando, entrando, vede Lou Snider, anche lui in uniforme, capisce cosa bolle in pentola.

            Stone non perde tempo in preamboli:

-Voglio che risolviate alla svelta questa faccenda prima che ci sfugga di mano. Qui non deve accadere quel che è accaduto in Missouri o a Los Angeles. Ho già dato disposizioni perché la situazione sia tenuta sotto controllo e richiamato in servizio tutti gli agenti che potevo ma il resto sta a voi: trovate l’assassino di Rakim e chi ha fatto saltare la sede di quel partito… sempre che non siano gli stessi. Le autorità federali hanno assicurato la massima collaborazione. Sarà formata una task force e vi ne farete parte. Avrete tutto l’appoggio che vi serve. Se qualcuno nel dipartimento farà storie, chiamate me, sono stato chiaro?-

-Perfettamente signore.- rispondono i due all’unisono.

            Stone fa una smorfia poi li congeda.

 

            Salia Petrie torna a casa, la villetta che occupa alla periferia della cittadina di Cape Canaveral. È stanca e ha bisogno di riposo. Le ricerche di quel che rimane dello shuttle dello S.W.O.R.D. e del suo equipaggio non hanno dato esito e proseguiranno l’indomani con molto scetticismo.

            Quanto a lei sente il bisogno di fare una doccia ma prima ha una cosa da fare.

            Attiva un comunicatore al suo polso destro e parla in una lingua non terrestre:

-Qui agente De’Lila. Tutto è andato come programmato: la navetta dello S.W.O.R.D. è esplosa e la maledetta Abigail Brand con lei. I terrestri non avranno il cristallo di cavorite. Gloria all’Imperatrice S’byll. Chiudo.-

            Mentre i suoi lineamenti cambiano in quelli di una femmina Skrull la donna che si finge Salia Petrie guarda verso il letto dove è legata una ragazza che indossa solo reggiseno e mutandine: la vera Salia Petrie.

-Sta tranquilla.- le dice -Tra poco sarà tutto finito.-

 

 

4,

 

 

            Quello che esce dall’aeroporto La Guardia di New York è un uomo di colore calvo con baffi e pizzetto neri. A vederlo potrebbe sembrare un uomo d’affari impressione rafforzata dalla valigetta che stringe nella mano destra. Si guarda intorno e poi si avvicina ad un taxi dando l’indirizzo di un hotel di Manhattan.

            Si accomoda sul sedile posteriore e mentre il taxi parte si lascia andare ai sui pensieri. Sarà interessante rivedere il vecchio Snap e ricordare con lui i vecchi tempi… sì, molto interessante.

 

            Li chiamano crimini d’odio e sono tutti quelli motivati da odio, appunto, nei confronti di chiunque appartenga a un determinato gruppo sociale, razza, etnia, religione o orientamento sessuale o a abbia particolari condizioni fisiche o psichiche. Ditelo a qualunque poliziotto e vi dirà che preferirebbe avere a che fare con qualunque altro tipo di crimine per quanto abietto. Indagare su un crimine d’odio è come camminare su un campo minato avendo a disposizione solo una vecchia mappa: non si sa mai se si sta per mettere il piede nel posto sbagliato.

            Ci sono i fanatici del gruppo a cui appartiene l’aggredito pronti a dimostrare nelle strade e ci sono i fanatici del gruppo a cui appartiene l’aggressore pronti a rispondere al fuoco col fuoco. Ci sono i media, vecchi e nuovi, pronti a sfruttare la situazione per vendere qualche copia in più, per un rialzo dell’audience o per un clic del mouse in più.

            La situazione si mostra proprio così sul luogo, nel cuore di Harlem, in cui si trova la palazzina sede di un partito politico radicale che predica la supremazia nera ora sventrata da un’esplosione che ha ucciso quasi tuti coloro che vi si trovavano al momento.

            Mentre gli esperti della Polizia e dei Vigili del Fuoco, affiancati da quelli dell’A.T.F.[2] raccolgono ed esaminano reperti, Stacy Dolan, affiancata da James McElroy, si guarda intorno perplessa. Chi ha fatto questo è collegato all’omicidio di Kamal Rakim o c’è qualcosa di diverso dietro?

            Oltre il perimetro transennato vede la folla in cui monta la rabbia. Un paio di preti di colore stanno parlando cercando di calmarla e discutendo con un uomo che invece sembra incitarla. Forse dovrebbe avvicinarsi e cercare di capire. Quell’uomo vicino alle transenne l’ha già visto, ma certo: è il candidato al congresso che Rakim sponsorizzava, forse dovrebbe…

            Qualcosa la colpisce alla testa, di striscio ma quanto basta a farla cadere.

-Stacy!- urla McElroy correndole accanto.

-Sto bene, Jim… credo.- risponde lei rialzandosi

            La folla preme sulle transenne, il prete più anziano cade, poi ecco che una raffica di proiettili si abbatte dall’alto contro la folla.

            I due poliziotti alzano gli occhi al cielo e vedono un paio di velivoli verdi con una testa di serpente dipinta sulle fiancate e da cui si calano uomini in tuta verde che imbracciano dei mitra che usano senza risparmio.

-Prendete, feccia della Terra!- urla il capo -Come il Serpente cacciò Adamo ed Eva dall’Eden, così noi scacceremo gli stranieri dall’America.-

-Ma voi Figli del Serpente non aggiornate mai i vostri slogan?-

            A parlare è stata una figura alata in un costume bianco e rosso.

-Falcon! Uccidetelo!-

-Ecco… anche questo non cambia mai.- commenta Falcon gettandosi nella mischia col suo fedele falco.

            I Figli del Serpente hanno dei jetpack ma non la manovrabilità di Falcon, che evita facilmente le loro pallottole e li colpisce uno o due alla volta.

            Dal basso i poliziotti ne osservano le evoluzioni ed esitano a sparare per timore di colpirlo ma la fortuna non dura per sempre.

            McElroy si accorge che uno dei Figli del Serpente sta per colpire il supereroe nero alle spalle e urla:

-Attento!-

            Forse troppo tardi.

 

            Diverso tempo fa. Ospedale Navale di Camp Lejeune, North Carolina. Il Capitano Elizabeth Mace passeggia nervosamente su e giù per la sala di attesa. C’è una sola altra persona con lei, la moglie di un soldato rimasto ferito in un’esercitazione, che prova ad attaccare bottone:

-Anche lei è qui per suo marito?-

-No, un amico.- tronca il discorso Liz.

Sapeva che questo momento sarebbe arrivato ed è inutile sottrarsi. Le è stato insegnato che dire la verità può essere difficile, ma se si aiuta ad accettarla è meglio.

Alcuni minuti dopo una porta si apre e ne esce un suo ex compagno di accademia, il Tenente di Marina Franklin Mills. Storia particolare la loro. Erano amici per la pelle a Annapolis, mentre si guadagnavano i gradi: Franklin diversamente da altri non giudicava Liz esclusivamente per il suo sesso, ma soprattutto per quello che era capace di dare alle Forze Armate ed alla Nazione. La donna legò subito con lui, lo definì più volte il suo miglior amico. Sentimento non ricambiato, in un certo senso. Perché Franklin Mills era ed è ancora innamorato di Elizabeth Mace, ma non ha mai trovato il coraggio di dirle quello che provava davvero per lei. Avevano finito per ritrovarsi a letto insieme prima della fine del primo anno accademico ma Franklin non le aveva mai detto quanto la cosa fosse seria per lui: aveva preferito comportarsi come se fosse una relazione non impegnativa, nemmeno lui avrebbe saputo dire perché. Quando le loro strade si erano separate e lei era partita per il centro di addestramento dei Marines, Franklin era certo che non l’avrebbe più rivista e si diede dell’idiota almeno un milione di volte in un mese. Forse se le avesse detto la verità…

Ma si era sbagliato: ritiratosi a Clairton, Virginia dopo un grave incidente mentre era in missione coi Navy SEALS, Franklin Mills fu testimone di una invasione aliena e quasi impazzì. Liz andò in suo soccorso e lo salvò: il legame si era rinsaldato e la donna aveva scoperto quali erano i veri sentimenti dell’uomo. Solo che ormai era troppo tardi. Liz ora è legata sentimentalmente a Martin Luther King Mitchell, un altro ufficiale di Marina come lui, paradossalmente, e. non c’è più posto nel suo mondo per Franklin Mills e questo deve farglielo capire bene: perché gli uomini non si accontentano di un semplice rifiuto... non uno come Franklin il cui equilibrio è ancora fragile.

Franklin praticamente si lancia contro Liz e la abbraccia con calore. Non è l’abbraccio di un buon amico. La donna non ricambia la stretta.

-Come stai, vecchio orso?- chiede lei.

-Alla grande, Liz. Me la sono vista davvero brutta, ma finalmente posso uscire da questo buco d’inferno. E ce l’ho fatta grazie a te.-

No, decisamente non può più indugiare o dare false speranze.

-Franklin, andiamo a prendere un caffè.-

Pochi minuti dopo Franklin Mills sorseggia di gusto il suo caffè, come fosse nettare degli dei: è chiaro che sta assaporando ogni singolo momento di questa giornata. A Elizabeth Mace dispiace doverlo riportare così bruscamente alla realtà, ma non c’è altra scelta.

-Franklin…- esordisce per poi bloccarsi per alcuni secondi. Lui aspetta paziente.

-Franklin, quando ho ispezionato casa tua… ecco, ho trovato alcune tue lettere. Destinate a me, ma mai ricevute.-

L’uomo china il capo, come preda di una profonda vergogna.

-Non ho trovato il coraggio, Liz: ero una persona diversa allora. Però adesso…”-

-Franklin, mi spiace, ma sono… innamorata di un altro uomo ora. Sono passati anni, anni in cui entrambi abbiamo vissuto le nostre esperienze. Non possiamo tornare come eravamo prima: forse a te piacerebbe, a me no. Rimaniamo amici, dunque, e non tagliamo i ponti tra noi.-

-Io ti amo, Liz, ti ho sempre amata. Dovevo dirtelo allora.-

La sincera confessione lascia la donna ancora senza parole per qualche istante.

-Vivi la tua vita senza la mia ingombrante presenza.- dice infine, poi si alza -Ora devo andare, mi ha fatto piacere rivederti.-

Elizabeth si allontana senza mai voltarsi indietro, sa che questo instillerebbe false speranze nella mente di Franklin Mills. Ha fatto quello che era giusto fare… allora perché dentro di sé si sente così male?

Non sente Franklin dire al cameriere:

-Mi porti un whisky… doppio.-

 

 

5.

 

 

            I Figli del Serpente, un’organizzazione terroristica dalle uniformi color verde e oro che si è prefissata come scopo la cacciata dagli Stat Uniti di tutti gli stranieri, definizione che per loro significa chiunque non sia bianco, di ascendenze anglosassoni e protestante. Naturalmente non servirebbe a nulla ricordar loro che perfino questi ultimi sono degli stranieri almeno tecnicamente, i fanatici raramente ascoltano la voce della ragione. La cosa tragicamente ironica e che, senza che la truppa lo sapesse, la loro organizzazione è stata guidata in passato da un Cinese e due afroamericani che ovviamente erano più interessati ai loro vantaggi personali che al razzismo.[3]

            Tutto questo importa poco a Falcon mentre è intento a combatterli, troppo intento per accorgersi dell’uomo alle sue spalle che lo ha nel mirino della sua pistola. Anche l’avvertimento dell’agente federale McElroy arriverebbe forse troppo tardi, se nello stesso momento una figura vestita di blu e rosso non piombasse addosso allo sparatore sbilanciandolo e facendogli sbagliare mira.

I due cadono a terra ma il nuovo arrivato riesce ad ammortizzare gli effetti della caduta con una capriola atterrando sui piedi. Sarebbe il suo turno di essere minacciato da un’arma se stavolta non intervenisse proprio Falcon, stendendo il Figlio del Serpente che gli stava per sparare.

-Patriot!- esclama -È un vero piacere rivederti, ragazzo. Com’è che sei qui a Harlem?-

-Ero venuto a dare un’occhiata a dove c’è stata l’esplosione e pare che sia arrivato appena in tempo per salvarti la vita… cosa di cui non mi hai ancora ringraziato. - risponde Patriot, sotto la cui maschera si cela il giovane di colore di nome Eli Bradley.

-Se è solo per questo, grazie.-

            Mentre i due parlano, continuano a combattere i Figli del Serpente stendendoli uno dopo l’altro con i loro pugni e mosse di arti marziali. Nel frattempo anche la Polizia e i Federali hanno reagito ed in breve i Figli del Serpente si ritrovano sul terreno.

-Cosa diavolo credevano di combinare con un attacco del genere?- si chiede Falcon.

            Un attimo dopo una serie di esplosioni fa loro capire che non è ancora finita.

 

            Belinda Scott si sente davvero come la proverbiale mosca sul latte, solo alla rovescia: il suo essere bianca e bionda la fa spiccare notevolmente nel quartiere di Harlem ed il fatto che sia qui per intervistare un noto avvocato di colore specializzato nella tutela dei diritti civili in un momento di alta tensione razziale la fa dubitare della saggezza dei suoi capi nel mandarla lì… a meno che… no, no… sarebbe troppo contorto.

-Mr. Raymond è pronto a riceverla Miss Scott.- le dice la segretaria dell’avvocato.

            La fa passare in uno studio piccolo dove si trova un imponente e muscoloso afroamericano vestito con un elegantissimo doppiopetto, che si alza e le viene incontro.

-Sono Frank Raymond.- si presenta -Sono lieto di incontrarla miss Scott. Che posso fare per lei?-

-Sono stata incaricata di fare un servizio sulla morte di Kamal Rakim e sui disordini che ne sono seguiti.- risponde Linda.

-Davvero? Beh…-

            Prima che Raymond possa proseguire, un’esplosione sventra la parete alla sua sinistra.

 

            La Skrull che si fa passare per Salia Petrie lascia la casa della donna di buon mattino e raggiunge il Kennedy Space Center, che, come sempre, ferve di attività.

            Entrando in un ampio salone chiede ai presenti:

-Notizie sulle ricerche dei dispersi?-

-Nulla ancora.- le risponde uno dei tecnici -Continueranno a cercare, però.-

            Saranno fortunati se troveranno qualcosa degno di essere seppellito, pensa lei, le bombe Skrull non lasciano scampo.

-Il direttore ha chiesto di mandarti nel suo ufficio appena arrivavi.- le dice un altro.

-Vado subito.-

            Cosa vorrà mai Will Robinson da lei? Forse piangere sulla tragica sorte di Carol Danvers ed i suoi amici? Deve prepararsi a recitare bene la parte dell’amica inconsolabile.

            Entra nell’ufficio ma ad accoglierla non è Will Robinson.

-Benvenuta tra noi Salia... o qualunque sia il tuo vero nome.-

            Davanti a lei, con la faccia torva, sta Carol Danvers con al fianco: Abigail Brand, il maggiore Elizabeth Mace e il colonnello Mike Rossi.

-Voi!- esclama la finta Salia -Voi siete…-

-Vivi.- completa la frase Abigail Brand –Il tuo piano è fallito, spia.-

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Tutto sommato non c’è molto da dire su questo episodio, anomalo sott molti punti di vista perché la titolare della serie appare solo in un flashback e nell’ultima scena dove non dice neanche una battuta. Si rifarà abbondantemente nel prossimo, tranquilli, ed ora…

1)    Il Generale Bridges, un tempo comandante della base di Cape Canaveral, è apparso per la prima volta su Marvel Super Heroes Vol. 1° #13, lo stesso albo della prima apparizione di Carol Danvers e della seconda apparizione dell’originale Capitan Marvel (il Kree Mar-Vell). Classico capo burbero non poteva mancare in una storyline che vede l’apparizione di tutti i personaggi legati al passato aeronautico di Carol;

2)    Sospetto fortemente che il direttore delle operazioni del Kennedy Space Center sia stato chiamato Will Robinson da Chris Claremont come omaggio all’omonimo personaggio del telefilm “Lost in Space” interpretato dall’attore Bill Mumy.

3)    Il fidanzato motociclista con il giubbotto di pelle a cui allude Stacy Dolan è ovviamente Danny Ketch, anche, se, a dire il vero, le borchie, o, per essere esatti, delle punte chiodate, erano nel giubbotto del suo alter ego Ghost Rider.

4)    Belinda “Linda” Scott è un personaggio ideato da Mr. T ed a cui il sottoscritto ha dato il nome, su Daredevil MIT #0.

5)    Va detto che la scena in flashback con Liz ed il suo amico/amore dei tempi dell’accademia navale è stata scritta, salvo alcune minori modifiche e aggiunte del sottoscritto, ben sette anni fa dall’amico Fabio Volino per la prima parte di una storia che non scrisse mai ma visto che ea perfetta pe un’idea che avevo in mente, l’ho usata senza ritegno. Grazie Fabio.

6)    Anche l’avvocato afroamericano Frank Raymond è una creazione di Fabio Volino da quella bozza mai usata. Noi non buttiamo mai nulla e ricicliamo tutto, prendete esempio. -_^

Nel prossimo episodio: i Figli del Serpente attaccano, Capitan America va nello spazio e molto altro.

 

 

Carlo



[1] L’originale Capitan Marvel che fingeva di essere l’ingegnere aerospaziale Walter Lawson.

[2] Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives, l’Agenzia del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti che indaga sul contrabbando di alcool, tabacco e armi di fuoco e sull’uso di esplosivi non legato ad atti terroristici.

[3] Vedi: Avengers Vol. 1° #32/33 (Prima edizione Italiana, Thor, Corno, #40/41), Avengers Vol. 1° #73/74 (Prima edizione Italiana, Thor, Corno, #88/8) e Defenders Vol. 1° #22/25 (Prima edizione Italiana Hulk & i Difensori, Corno, #27/0).